Pagina:La pastorizia.djvu/115

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106 la pastorizia,

Sovr’alzati graticci a giacer ponla
310In fasci avvolta, e spesso percotendo
Con mangani que’ fiocchi, la rodente
Polve ne scevra; e ad esular costringi
Alle pareti e al sommo i mal cresciuti
Bruchi, che di farfalle hanno sembianza
315Pur mò dal baco uscite; e quei volando
Dall’intime latèbre al discoperto,
Al muro indi si appigliano e agli assíti;
Dove meglio parer li fa la calce
Di che tutto biancheggia il nuovo albergo.
320Con larghe mappe allor li schiaccia e premi,
Commettendole ai pali, e così tutta
La germogliante ognor peste si uccide.
Invan lo zolfo vaporoso incendi
E l’atra pece Idéa v’abbruci, e purghi
325Con suffumigi amari, e il fummo addensi
In ampio sito; al tetro odor s’aúsa
Il vile insetto, e non di men vi pasce,
E dagli arsi bitumi a’ tuoi boldroni
Spiacevole s’apprende il tristo odore.
330Schiaccia pur di tue man quanti vedrai
Malaugurati vermi, e nella notte
Recavi ardenti faci e chiuse lampe