Pagina:La pastorizia.djvu/41

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32 la pastorizia,

Gran fasci, incontro se gli fa belando
Lo stuol digiuno, e intorno se gli serra
Premendolo. Le braccia alto solleva
Quegli, e co’ piedi e co’ ginocchi il passo
240S’apre a forza; ma l’agne ecco si rizzano
A lui dinanzi, e il premono da tergo;
Vinto alfin dalla calca, all’impedito
Mal accorto pastor cadono i fasci
Mal difesi e le corbe. Avverti ancora
245Che l’arïete famelico non vegna
Insiem cogli altri al pasto apparecchiato;
Chè, di posse e d’ardir tutti avanzando,
Si spinge innanzi poderoso, e primo
Occupa il sito e l’agne addietro caccia;
250Nè dell’amanza più che dell’agnello
Si cura: così forte ad altro alletto
Di fame ognor necessità prevale.
L’erbe cui maturàr del maggio i soli
Togli a man piene; e la gramigna e il verde
255Odoroso trifolio, onor de’ campi.
Nè di tua mano sdegnerà l’armento
Quelle che al tardo autunno aride foglie
Cogliesti a tempo fra le selve ombrose,
Quando l’albero adusto le dimette;