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42 la pastorizia,

475Ivi notte di tenebre profonde
Orribil tace, e lunghe il sol fa l’ombre,
Quando via via sul mar rosseggia obbliquo.
Per que’ sterili piani irati fremono
Con subite bufere e grevi piogge
480I venti; al soffio aquilonar si stringono
Di ghiaccio i fiumi, e muojono gli armenti;
Muojono i germi della terra, e mesto
Si fa deserto. Non appar di frondi
Nè d’erbe indizio alcuno, e nella tarda
485Notte a gran falde tacita discende
Sovra i ghiacci la neve, e vi si aggela.
Certo al silenzio, al muto orror, diresti
Ch’ivi è morta natura, e il vital foco
Onde l’uom spira, e tutto scalda e move;
490Se non che fremer stranie belve, e strida
Odi talvolta di sinistri augelli
Che ad altro ciel riparano, e scoppiando
Per l’intenso rigor, fendersi i tronchi.