Pagina:La pastorizia.djvu/70

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libro terzo. 61

Castagno, e il faggio aperto; altera ai venti
430Sparga in giro le fronde e il suolo adombri
L’antica Erculea quercia, e l’oppio, e il cerro,
L’eschio, l’abete resinoso e il tiglio.
Finchè non verge in vèr l’occaso il sole,
Quindi non esca il gregge: o de’ virgulti
435Cercando intorno, o ruminando posi.
E posi anco il pastor dalle fatiche
Del lungo estivo giorno; e in festa e in gioco
Coronando le tazze in fra i compagni,
Scopo a rapidi strali un tronco accenni,
440O snudi i rozzi corpi a la palestra.
Giunto agli altri pastor, che d’ogni banda
Nell’alta selva convenîr, cercando
In sul merigge refrigerio d’ombra,
Ponga ei le mense, e le di vin ricolme
445Tazze, e vasi di latte spumeggianti.
Da raccolti sarmenti alcun la fiamma
Suscita intanto, rosolando i pingui
Lombi, e cocendo il cereal tritume;
Alcun festeggia i cani, altri in disparte
450Tacitamente in cor volge il desio
Della patria lontana e sta pensoso;
O tal fra lieta e mesta una canzone