405Stringersi semplicette, e in sul terreno,
Onde salvar dalla gran ferza i capi,
Prone bassarli e farsi ombra del corpo;
A quel modo che presso alle nemiche
Guardate mura, onde venia di strali 410E di macigni orribile ruina,
Il Romano guerrier, levando in alto
Sulla testa gli scudi, iva coperto
Sotto l’aspra testuggine, che stretta
Non si smagliava all’urto e a la tempesta. 415Ma ognor più verso terra, dal cocente
Raggio battuta, l’aëre ribolle,
E nelle sparse nari a depor l’uova
Van ronzando le mosche; onde costrette
Dall’intenso dolor (poichè gran tempo 420Vertiginose e stolte andàr correndo)
Giù dalle rupi perigliar le vedi
Con disperati salti, e fiaccar l’ossa.
Tra le foreste adunque a la fresc’ombra
D’antichissime piante ti raccogli; 425Sotto cui le vaganti aure e i sorgenti
Rigagnoletti avvivan l’erbe ancora,
E bei cespi verdeggiano coperti.
Sorga ivi dritto l’acero, e l’irsuto