Pagina:La persuasione e la rettorica (1913).djvu/104

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C’è un esperimento, che uno scienziato che voglia l’oggettività può fare: si metta in un pericolo mortale e, invece di perder la testa per l’infinita paura, abbia il coraggio di non aver paura fino all’ultimo: allora taglierà la vita nel grosso e s’affermerà finito in quell’infinito dove gli altri sono straziati dalla paura, e conoscerà che cos’è la vita. Consigliabile per esempio l’esperimento di Gilliatt nei Lavoratori del mare quando si lascia uccidere dall’acqua che monta, seduto sullo scoglio. La viva marea mortale gorgoglia intorno all’uomo sullo scoglio – e lambendolo monta; sempre più lenta, poiché non per un corpo monta, ma per l’infinita volontà di permanere. Fino a che nell’ultimo attimo infinitesimale il tempo si fermi infinitamente. E l’uomo allora che non avrà levato la testa nemmeno d’una linea per prender nuova aria e continuare ancora, si potrà dire in possesso finito dell’infinita potestas: egli avrà conosciuto sé stesso e avrà l’assoluta conoscenza oggettiva – nell’incoscienza; avrà compiuto l’atto di libertà – avrà agito con persuasione e non patito il proprio bisogno di vivere. –

Ma questa sarebbe nuovamente l’oggettività catastrofica – d’altronde non è necessario architettare ad arte una tale situazione: – è nella vita d’ognuno quello scoglio che la marea sommerge, quell’aria alla quale ognuno si protende,