Pagina:La persuasione e la rettorica (1913).djvu/118

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può arrivare – né dove siano la libertà morale e l’idea e il fine essenziale. –

«Ma» mi direbbe il mio uomo «tutto ciò a me che importa? – io so che sono sicuro e nella coscienza dei miei diritti e dei miei doveri libero e potente». Oppure con le parole di John Stuart Mill (Saggio sulla libertà) «non è qui questione della cosidetta libertà del volere che così inopportunamente viene contrapposta alla dottrina erroneamente detta della necessità filosofica, ma della libertà civile o sociale».1 Della «libertà d’esser schiavo» dunque? E va bene.


Infatti è questo che l’uomo cerca, è così che crede giungere alla gioia – né può uscire di sé per vedere di più. – Soltanto egli paga l’ignoranza col lento oscuro e continuo tormento – ch’egli non si confessa e che altri non vede, – poiché il destino è come un’equazione e non si lascia ingannare.

È l’altro lato dell’iperbole.2 L’uomo è vivo ancora, occupa ancora uno spazio, e qualche cosa piccola egli deve ancor sempre

  1. Le prime parole del primo capitolo (Rekl. Bibl., 3491-92).
  2. Al limite C1 = piacere senza vita. x = la pretesa di piacere sicuro (sufficienza – presunzione di diritto). y = azione individuale. x01 = lim x = ∞: sicurezza dei propri piaceri

    finita per infinite contingenze. y01 = lim y = 0: eliminazione dell’attività (dell’impegno personale). xy = : La vita è una grandezza irriducibile e a questo limite la società s’avvicinerà infinitamente ma non vi giungerà mai.