Pagina:La persuasione e la rettorica (1913).djvu/148

Da Wikisource.

la cura della significazione sufficiente su quella, che è degli uomini superiori, della comunicazione razionale, e fanno le forme diverse trasformando il tema:

Greco: αἱρέω, ἔρχομαι, ἐσθίω, ὁράω, τρέχω, φέρω, λέγω, παίω, πωλέω, ὠνέομαι.
Latino: edo, fero, volo, eo, queo, fio, sum.
Italiano, francese: andare, aller; essere, etre; avere, avoir.
Tedesco:sein.
Inglese: to be, to go. </ref> Da individualità precise esse diventano partes materiales. –

Il loro modo congiunto, tanto più inadeguato quanto il loro sapere più limitato, è ridotto quasi esclusivamente alle elementari relazioni di tempo e alla finalità.1 Del resto il bell’organismo vivo d’un periodo rivelatore, è ridotto al pesante seguito di proposizioni incolori come una catena di forzati, legate pesantemente coi «che», coi «siccome», «e dopo», «e allora», «il quale» ecc.

L’uomo che vive senza persuasione, senza mai ardir di volerla, non ha nella sua potenza un fine, una ragione che escano dal punto, se non per ripetersi nel passato e nel futuro. I rapporti di finalità, di necessità, di potenzialità vissuti superficialmente si confondono fra di loro e coi modi della realtà diretta.

Così se la sua intenzione a sua insaputa implichi un tale rapporto, non la può comunicare col nesso perspicuo dell’organismo congiunto, ma deve con moltiplicar di parole affannarsi a signifìcarla: per esempio, s’egli vuol dire che è necessario che un altro faccia una tal cosa perché poi la faccia lui stesso a sua volta, non dice: «lo farò quando tu l’abbia fatto», ma deve dire: «non lo farò né oggi né domani né mai; prima devi farlo tu, solo dopo lo farò

  1. «Prima di fare», «dopo d’aver fatto», «per fare».