Pagina:La persuasione e la rettorica (1913).djvu/44

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ch’egli sente, invano ei cerca allora ingannare in quel piacere – sotto resta l’ombra del dolore cieco e muto, che amaro e vuoto gli rende quel piacere – invano egli tenta per quella via d’impossessarsi della cosa che l’ha attratto: è finita e non in lui la correlativitá, il resto scende sotto nell’ombra.

Chi vuole fortemente la sua vita, non s’accontenta, temendo di soffrire, a quel vano piacere che gli faccia schermo al dolore, perché questo continui sotto cieco, muto, inafferrabile; ma anzi la persona di questo dolore prende e sopportando λύπης ἀντίρροπον ἄχθος (Sofocle, Elettra) s’afferma lá dove gli altri sono annientati dal mistero; poiché egli ha il coraggio di strappar da sé la trama delle dolci e care cose che conforta a esser ancora giuocati nel futuro, e chiede il possesso attuale; quello che per gli altri è mistero poiché trascende la loro potenza, per lui non è mistero, che l’ha voluto ed in ciò s’è affermato. Cosí egli deve crear sé stesso per avere il valore individuale, che non si muove a differenza delle cose che vanno e vengono, ma è in sé persuaso.



Ma gli uomini dicono: «Questo va bene, ma intanto, intanto bisogna ben vivere» – «Intanto»! Intanto che avvenga che cosa? – in tempi andati cantavano nel Veneto: