Pagina:La persuasione e la rettorica (1913).djvu/70

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esser persuasi, poiché da quando sono nati, qualunque cosa facciano o dicano, hanno già il privilegio d’un’anima immortale che 1i accompagna dalle braccia della balia, dai primi passi, [dal]le prime cadute per tutto il triste giro della loro ansia, del dolore, della paura; per tutte le illusioni e le delusioni – le transizioni, gli accomodamenti: fino al letto di morte. – E nello sguardo umido e supplichevole che invoca dal dottore la continuazione qui sulla terra e dal prete la continuazione oltre tomba, dove dà l’ultimo guizzo la paura della morte, essa ancora è là l’anima immortale che ha tutto in sé, che tutto conosce. – O se non l’anima che per certuni è parola antiquata, «lo spirito», «la ragione», o «il pensiero» anche soltanto – che ne fanno le veci e per i quali sempre l’uomo pur nella sua impotenza, nella sua distretta partecipa dell’assoluto: «sa», per cui sono in due: la sua vita, e il suo sapere.



Ma come s’afferma questo sapere accanto alla vita che in ogni punto s’afferma come s’afferma? Quando l’uomo dice «questo è», afferma direttamente la propria persona, la propria realtà (modo diretto).1

Quando l’uomo dice «so che questo è», egli si afferma di fronte alla propria realtà (modo congiunto).1

  1. 1,0 1,1 V. App. I