Pagina:La polizia di Londra.djvu/57

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esistente in Torino) e de’ poveri, che saranno in esso ricoverati, proibiamo ad ogni e qualunque persona di qualsivoglia qualità, grado, e condizione che ella sia, di dar limosine a’ poveri mendicanti, vagabondi e simili, nelle chiese, per le strade, alle porte, o altrove, meno di ritirarli, o alloggiarli nelle case, massimamente dagli osti, cabarettieri, locandieri e tenenti letti in affitto, non ostante qualsivoglia motivo, colore o pretesto, sotto pena di cinque lire moneta di Piemonte, per la prima volta a quelli che daranno la limosina, e di maggior somma a quelli che daranno ricovero ai medesimi, ed in caso di recidiva si raddoppierà la suddetta pena sin al triplo e quadruplo, secondo le circostanze dei casi.»


(11) Le riflessioni che sono fatte riguardo alla recidività dei delinquenti in Inghilterra, fanno a capello anche pel nostro bel Paese, dove è un continuo entrare ed uscire dal carcere degli stessi individui, per cui il Giornale L’Opinione un giorno scrisse argutamente, nella sua cronaca interna, che — dal Registro della questura null’altro trovò notato salvo che l’arresto del solito ozioso. —


(12) In Italia è già da molti anni che si va ripetendo di quando in quando, ora in una città, ora in un’altra, una mariuoleria consimile a quella che succede in Inghilterra sulle ferrovie, mediante il giuoco delle carte.

Presso di noi il fatto succede nel seguente modo:

Un birbo va in traccia per le vie, e segnatamente in prossimità della stazione d’una ferrovia, di qualche persona che, dall’aspetto alla buona, gli inspiri fiducia di poterla facilmente trarre in trappola. Fatta la scelta, il furfante avvicina la designata vittima con un qualche pretesto, e da una parola all’altra la invita a prendere un caffè od un bicchier di vino. Entrati nel caffè od osteria, dove d’ordinario il birbo ci tiene già appostati due altri suoi compari, che stanno seduti ad un tavolo giuocando alle carte, il predetto furfante finge di trovarli lì per caso e d’essere molto tempo che non li ha più veduti: intanto come vecchi amici si siedono tutti ad un tavolo: uno dei due compari fa la parte dell’imbecille e mostra molto denaro, pel solito in oro od argento, col dire d’avere fatta una cospicua eredità d’un defunto suo zio, e nel giuocare col suo compagno, va perdendo continuamente. A questa vista il birbo che ha in sua compagnia il merlotto, insinua a questi l’opportunità di fare tutti quattro una partita alle carte. L’avidità del facile guadagno dell’oro, che con molta scaltrezza vien fatto lucicare in tavola, seduce facilmente il malcapitato, che si pone a giuocare anch’esso: allora il tiro è fatto, perchè le carte son già preparate per la truffa ed il finto imbecille, invece di perdere, guadagna continuamente, sin che la vittima rimane completamente spogliata sin dell’ultimo centesimo. La truffa poi è condotta con tanta scaltrezza, che bene spesso vi sono stati dei gonzi i quali, non contenti d’aver perduto quanto aveano in tasca, tennero la partita in sospeso ed andarono a casa a prendere altro denaro per continuare il giuoco.

È notevole l’abilità di questi furfanti nel saper discernere a colpo d’occhio, i merlotti da trarre in trappola ed a sfuggire le ricerche della pubblica sicurezza, che raramente riesce a por loro le mani addosso.


(13) Chi ha scritto questa bella descrizione della polizia di Londra, osserva che quando colà succedono furti audaci, malgrado l’attiva sorveglianza di quella tanto lodata polizia, si odono alte grida e lamenti nei giornali, ed il pubblico domanda — cosa fa la polizia? — E lo stesso scrittore soggiunge, che la polizia potrebbe alla sua volta rispondere, che la giustizia rimanda, con troppa facilità in mezzo alla società, i ladri più scaltri di prima, per l’indulgenza delle leggi penali.