Pagina:La polizia di Londra.djvu/61

Da Wikisource.

— 59 —


È cosa d’altronde provata e provatissima, che allorquando i dilettanti del disordine, sanno d’avere a che fare con chi è prudente e paziente sì, ma non al punto di lasciarsi mettere le mani addosso, od a ricevere pugnalate e schioppettate con stoica rassegnazione, e costrettovi, sa respingere, senza scherzi, la forza colla forza, e rispondere a dovere ai colpi di stile, o di pistola, o di fucile, basta quasi sempre il solo comparire della pubblica forza per por termine ad un disordine senza il menomo danno d’alcuno, e per sciogliere qualsiasi turbolento assembramento col far restare forza alla legge ed evitando il doloroso spettacolo di morti e feriti.

L’audacia è sempre in ragion diretta della probabilità che si ha d’andare impuniti.


(19) A conferma delle mie osservazioni fatte nella precedente Nota, sulla decadenza del rispetto tanto vantato pel policemen inglese, si ponderino bene i seguenti dati statistici:

«Nel 1868 non vi furono meno di 1130 uomini di quella celebre polizia, cioè una media di 100 al mese, posti fuori servizio, per fratture, lussazioni ed altre ferite.»

Se vi fosse nel popolo inglese tutto quel rispetto per la polizia, che si va decantando, mi pare che non ne potrebbe risultare un numero così enorme di agenti maltrattati e feriti, soltanto in un anno!


(20) La mitezza delle pene lamentata dall’autore di questa descrizione della polizia di Londra, per chi si ribella alla pubblica forza, è un fatto che si verifica pur anche in Italia, come se ne ebbero dolorosi esempi, segnatamente a Milano.

La bontà del sistema penale si rileva dall’efficacia delle pene: se queste non bastano a tutelare convenientemente l’ordine sociale, chiaro ne appare il loro difetto.

Tutte le chiacchere e le teorie, che vanno sciorinando in immensi volumi i dotti criminalisti, i quali, dal tranquillo loro gabinetto di studio, fanno ogni dì del sentimentalismo a favore della canaglia, sono cose che dilettano a leggerle; ma quando siamo alla pratica applicazione, io vedo che le leggi, modificate secondo le loro belle teorie, per renderle poi adatte al bisogno, vengono di quando in quando sussidiate da speciali disposizioni di polizia, provocate dalla ognor crescente necessità, in cui la società si trova, d’invocare nuovi mezzi di repressione per difendersi contro le aggressioni dei tristi.

Ella è cosa evidente che i moderni codici più non bastano; e le leggi ed i regolamenti che ne sono come un’appendice, ormai, più dei codici stessi son più voluminosi.


(21) Fanno eco alle saggie riflessioni che si contengono in questo scritto sulla polizia di Londra, le cose da me dette sulla polizia italiana, nel mio libro che stampai l’anno scorso col titolo — Riflessioni e Proposte sulle questioni del discentramento, delle regioni e della sicurezza pubblica, e segnatamente in quella parte dove dimostrai, non esservi polizia al mondo, non esclusi gli stessi stati retti in forma repubblicana, il di cui potere sia tanto limitato come al presente in Italia. E ciò non pertanto osservai, che non havvi delitto, non havvi malanno di cui non si renda risponsabile l’Amministrazione della pubblica sicurezza, senza che per altro essa possa disporre dell’Arma dei carabinieri con quella libertà che necessiterebbe, dal momento che è stabilito per legge dover essere dessa il principal nerbo di pubblica forza per il servizio della pubblica sicurezza.