Pagina:La polizia di Londra.djvu/60

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Quali siano i risultati di questo schifoso frasario, che vien messo in bocca al popolo, lo si vede ogni dì nei non pochi reati che si commettono, ed in ispecie in quelli di ribellione alla pubblica forza. Ma per rigettare lungi da loro ogni responsabilità delle tristi conseguenze di siffatto loro riprovevole procedere contro gli agenti della pubblica sicurezza, lo vanno attribuendo al sistema, e trincierandosi dietro questa parola, credono che nessuno s’accorga essere dessi la causa principale dei gravi malanni che a lamentare si hanno in fatto di pubblica moralità e di sicurezza delle persone e delle proprietà.

Ed io non esito punto a dichiarare francamente, che la pubblica stampa è il vero moderatore del maggiore o minor bisogno di crescere o diminuire il numero, e per conseguenza anche la spesa, degli agenti della pubblica sicurezza, giacchè è per essa che questi acquistano o perdono forza morale: ed il bisogno d’averne pochi o molti, sta appunto in ragione inversa della forza morale che li circonda: ciò che equivale a dire — se gli agenti sono rispettati, pochi bastano ad avere un buon servizio di pubblica sicurezza; se poi non sono rispettati, è necessità l’averne un maggior numero, perchè trovino nella loro forza numerica e materiale, quel compenso di cui necessitano per la deficienza in loro della forza morale individuale.

Ecco un problema che pongo sott’occhio a quei giornalisti, a cui si riferiscono queste mie parole.

Ecco una sorgente d’economie che la pubblica stampa tiene in suo potere, e che potrebbero essere non certo spregievoli per le Finanze dello Stato.


(18) L’enorme sacrifizio di tante vittime del proprio dovere, che ne risulta dai fatti narrati in questa descrizione, in cui si rileva che, per impedire un solo meeting in Londra, vi furono 265 agenti di polizia feriti, e fra essi un sopraintendente, 2 ispettori, 9 sergenti e 23 constabili rimasti inabili al servizio per le riportate ferite, non può costituire, a mio parere, uno dei migliori elogi che si possano fare, nè del tanto decantato rispetto degli inglesi per la legge e pei suoi rappresentanti, nè del sistema di moderazione di quella polizia, non potendo assolutamente essere un vanto nè per gli uni, nè per gli altri, la strage che ne è risultata a danno della polizia.

La moderazione deve avere i suoi confini: e quando mi si viene ad esporre come un merito che, per voler impedire un meeting, non uno dei metingai ebbe a dolersi della più piccola violenza o male trattamento, mentre che degli agenti dell’autorità e della legge, fu fatta una vera strage, non so più comprendere quale sia lo scopo della pubblica forza, ed a cosa servir debbano le sue armi di difesa, siano queste bastoni, pistole, o revolvers, o sciabole, o daghe.

A quali tristi conseguenze poi conduca questa, così detta meravigliosa, moderazione della polizia inglese, lo si può facilmente scorgere da chiunque si faccia a ponderare le continue ribellioni alla stessa polizia, che si verificano in Inghilterra e che di frequente si leggono narrate nei giornali.

Egli è un fatto innegabile, quando ben s’osservi, che anche in quel Paese le cose vanno peggiorando in fatto di rispetto alla legge ed a chi la rappresenta: ed il diabolico lavoro, in parte palese ed in parte occulto, delle società politiche, più o meno secrete, porta i suoi frutti persin colà dove era tradizionale il rispetto agli agenti della polizia.

Io sono inoltre d’opinione, e traggo questa convinzione dai fatti dell’esperienza, non da semplici fantasticherie o da cattive prevenzioni di partito, che la moderazione, se eccessiva, è un gran male, perchè ne ridondano alla società danni ben maggiori di quelli che si avrebbero da un po’ d’energia spiegata a tempo, quando si è costretti a difendersi da chi intende opporre, a mano armata, forza alla forza.