Pagina:La regina delle tenebre.djvu/32

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che mi hai raccontato tutto non la chiamerò più. —

Rientrando a casa sua Matteo provò nuovamente un senso di gelo raccapricciante: tutte le sue angosce lo riassalirono, dividendolo dal resto del mondo. Pensò: — Manderò l’avviso al giornale, lascerò il bambino in custodia a Maria, e... tutto sarà finito. —

La domestica era già a letto: potevano esser le nove.

Matteo accese il lume del suo piccolo studio e aprì la finestra, dalla quale penetrò una chiara luce di luna.

Il bambino guardava intorno curioso; a un certo punto chiese:

— Ma tu non ne hai figli? —

Oh, no, egli non ne aveva; e trasalendo Matteo pensò che se si fosse ammogliato a tempo e avesse avuto un bimbo come Gino, le sue cose sarebbero andate diversamente.

Lo assalì una improvvisa tenerezza.

— Devo vivere finchè verranno a prenderlo, e bisogna che venga il padre, bisogna, altrimenti non lo consegno a nessuno.

— Dov’è andato tuo padre, lo sai tu, carino?

— A Roma. —

Tutte le volte che il padre s’assentava, Gino credeva e diceva così. Matteo gli prestò ingenuamente fede.