offre l’adorazione e presenta l’azione
di grazia dovuta alla sovranità e alla
beneficienza infinita di Dio, impetra ed
ottiene ancora la propiziazione e il
perdono dei nostri peccati, mettendo
davanti all’eterno Padre la morte
volontaria alla quale si è sottomesso il
suo diletto Figliolo per riconciliare
i peccati; o piuttosto, mettendogli
davanti il suo Figliuolo medesimo,
sotto i segni di quella morte colla
quale il Padre è stato placato. Così il
sacrifizio dell’altare è propiziatorio per
i peccati e per le pene de’ fedeli vivi
e defunti, senza che siano assolutamente
esclusi gl’infedeli, gli eretici e
gli scismatici; ed è meritorio di tutte
le propiziazioni e le grazie, non però
come se Gesù Cristo acquistasse nuovi
meriti nel sacrificio dell’altare (il
tesoro infinito de’ suoi meriti è stato
acquistato nel sacrificio della Croce),
ma per la virtù che ha il Sacrificio
incruento; essendo quello un solo e
medesimo sacrifizio.