Pagina:La scaccheide.djvu/27

Da Wikisource.

* xxi. *

Ambi sottrar, che rio destino il vieta.
345Ma la cura maggior è porre in salvo
L’afflitto Re, che al destro lato ei guida.
La fiammeggiante spada allora impugna
Il bruno Cavalier, e la gran belva
Con glorioso ardir abbatte e svena;
350Immenso danno in ver, nè dopo l’armi
De la Vergin feroce è chi l’eguagli
Ne l’esercito tutto. Apollo allora
Quindi non uscirai senza il dovuto
Castigo, ei disse, e con le folte schiere
355E co’ Pedoni lo circonda e preme,
Quegli tremante, e di morir già certo
S’agita e freme, e fuggir tenta in vano;
Poi chè quindi l’Amazone il minaccia,
E la stretta falange indi s’oppone.
360Per la man bella al fin (dolce conforto
Al suo morir) de la Reina ei cade.
Si crucia il bianco stuolo in un de’ lati
Ahi debil reso, e di dolore e d’ira
Vie più s’inaspra. Qual feroce Tauro,
365Se allor che contro al suo nemico il petto
Spinse, perdè pugnando il destro corno,
Vie più s’irrita a la battaglia, i fianchi
Di sangue asperso, e l’animoso collo,