Pagina:La secchia rapita.djvu/111

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98 CANTO


XXVII.


Seguono i Garfagnini; e ’l re sospinto
     Da fatale furor, già penetrato
     Dove il carroccio di sue guardie cinto
     220Fra l’ultime ordinanze era fermato,
     Coll’urto di mill’aste apre quel cinto.
     Cede ogn’incontro al vincitore armato,
     E del carroccio è giù tratto di botto
     224Lo stendardo maggior squarciato e rotto.

XXVIII.


Fu al podestà messer Filippo Ugone,
     Ch’era rimaso attonito e perduto,
     Da certi Garfagnin tolto il robone,
     228E la berretta ch’era di velluto.
     Ei del carroccio si lanciò in giubbone,
     Pregando invano e addimandando aiuto;
     E dall’impeto fier colto, in un fosso
     232Cadde rovescio col carroccio addosso.

XXIX.


Gli asini che condotte ai Fiorentini
     Le noci dietro e le castagne aviéno,
     A vista del carroccio assai vicini
     236Stavan pascendo in un pratello ameno;
     Quando i Tedeschi a un tempo e i Garfagnini
     Trassero quivi tutti a sciolto freno,
     Dall’ingordigia di rubar tirati;
     240E non restar col re trenta soldati.

XXX.


Il sagace Tognon che la vendetta
     Pronta si vide, unì le genti sparte,
     E diede avviso ai due Malvezzi in fretta,
     244Che volgessero tosto a quella parte.
     Indi avendo al tornar la via intercetta
     A quei che saccheggiavano in disparte
     I fichi secchi e le castagne in forno;
     248Cinse d’armi e cavalli il re d’intorno.