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L’opera è riprodotta così come la scrisse il Pergolesi, eccetto alcune repliche, che sono state tolte via, ad evitare una tal quale soverchia sazietà, che di leggieri si sarebbe potuto ingenerare. Vi si è aggiunta una romanza del medesimo autore, intitolata la Siciliana. E de’ recitativi si è ritenuto solo quello che precede un’aria del basso nel secondo intermezzo, essendo che esso era obbligato con istrumenti, e porgeva pruova che i maestri di poi non fecero niente di meglio; però ch’è risaputo che il Pergolesi fu il primo riformatore de recitativi istrumentati: gli altri furono ritoccati qua e colà con la riverenza che si deve agli antichi monumenti, serbandone l’integri tà, e curando gli accessorij che non si possono schivare in esporli alla pubblica vista e non si è voluto per nulla recarli in prosa, lasciandosi recitare nella semplicità del verso, posta da parte la monotona accompagnatura d’un solo violoncello.

Rappresentano l’opera la signora Eloisa Delafield, nata Bevere, nella parte di Serpina; il barone Giovanni Genovese, nella parte di Uberto; ed il signor Francesco Ferrari, nella parte di Vespone, servo & Uberto, che non parla e le parti di maestro di scena sono adempiute dal sig. Giuseppe Fioravanti.

Diresse la musica ne’concerti il maestro cav. Francesco Florimo, archivario del Conservatorio di musica di s. Pietro a Majella; e curò le ragioni del piccolo melodramma e della rappresentazione il sig. Raffaele d’Ambra.