Pagina:La sicilia nella divina commedia.djvu/18

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14 A. Mazzoleni


Di Ruggiero I (1061-1127), Ruggiero II (1127-1152) e Guglielmo I il cattivo (1152-1166), che tennero l’isola col titolo di conti come feudo del ducato di Puglia, non è parola nella D. C.; del secondo è però figlia quella Costanza, sposa di Enrico VI, che è da Dante ricordata come nonna di Manfredi (Purg. III, 113) e madre di Federico II di Suave (Par. III, 118 sgg.). Il poeta la colloca nel cielo della Luna, seguendo così la tradizione volgare che, già monacatasi contro sua voglia, fosse tratta dal chiostro in età di 52 anni e data in moglie ad Enrico VI1; essa è beatificata nel Paradiso e posta accanto allo spirito intemerato della gentile Piccarda Donati, nel quale omaggio alla virtù ed alla elevatezza di Costanza dobbiamo vedere una nuova prova della superiorità di Dante alle superstizioni e alle malignità del tempo:

«Questa è la luce della gran Costanza».

Nella D. C. spicca ancora un’altra bella figura della casa normanna, quella di Guglielmo II il buono (1166-1189), alla cui morte Costanza ereditò il regno di Sicilia. Lo troviamo glorificato fra i re giusti e pii nel cielo di Giove e risplendente nell’arco declive del ciglio dell’aquila, emblema della sovranità, accanto a David, Traiano, Ezechia, Costantino e Rifeo (Par. XX, 62 sg.):

«Guglielmo fu, cui quella terra plora
che piange Carlo e Federico vivo»2.


    che dovettero sgombrare da Benevento e Salerno (Inf. XXVIII, 13 sg.). I fatti di Roberto furono cantati in un poema latino da Guglielmo di Puglia, suo contemporaneo (Gesta Roberti Wiscardi, in Mur., Rer. ital. script., vol. V).

  1. Cfr. Par. IV, 98; essa però, nata nel 1154, contrasse quelle nozze nel 1186, in età quindi di 32 anni; nel 1189, alla morte di Guglielmo II il buono, ereditó e trasferì nel marito i diritti sopra il regno di Sicilia. — La versione più comune della leggenda diffusa intorno a Costanza dagli storici guelfi a discredito della casa sveva, trovasi in G. Villani, V, 16. Sull’argomento vedi la nota storica di P. A. Curti, Costanza Imperatrice (in Istorie italiane del sec. XIII narrate colla scorta della D. C., Milano, 1854), e la nota 2. a pag. 319, vol. II. del cit. Dizion. dantesco di G. Poletto.
  2. Carlo II d’Angiò e Federico II d’Aragona, alludendo al buon governo di Guglielmo, la cui morte lasciò dolenti i popoli di Puglia e di Sicilia, come attesta il