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La Sicilia nella Divina Commedia 13

loroso capitano1, scimmiottato dal villan partigiano dei Comuni medio-evali, oppure all’omonimo C. Claudio Marcello, console nel 50 a. C., e fiero oppositore di Giulio Cesare2. Quasi tutti i commentatori antichi e moderni inclinano, per lo spirito che informa l’intero c. VI, a ravvisarvi il secondo, quale tipo degli oppositori all’Impero3.

Ai ricordi storici di Siracusa si riattacca una delle donne divine più note della D. C., cioè Lucia, vergine e martire nativa di quella città († 304 d. C.)4: essa è colei, che è mossa dalla divina clemenza in soccorso di Dante, suo fedele (Inf. II, 92 sgg., 124; Par. XXXII, 137), è colei, che trasporta sulle sue braccia sino alla Porta del Purg. il poeta addormentato (Purg. IX, 55 sgg.), è infine colei, che come martire della Chiesa ha il suo seggio di gloria nella rosa celeste, che corona il trono di Dio (Par. XXXII, 137).

Queste due reminiscenze siciliane, di Lucia e di Marcello, sono sfuggite alla ricerca del Vigo. Le vere reminiscenze storiche attinenti all’isola, cominciano in Dante con la casa normanna d’Hauteville, e precisamente con Roberto Guiscardo, il quale, creato duca di Puglia e di Calabria nel 1058, aiutò tre anni appresso il fratello Ruggiero a conquistare la Sicilia ed a scacciarne i Saraceni; per aver liberato S. Gregorio VII assediato in Roma dall’Imperatore Enrico IV, il poeta lo colloca tra i beati del cielo di Marte, i quali combatterono per la difesa della fede cristiana (Par. XVIII, 48)5.



  1. Vedi Gaspare Floritta, Discorso sulla morte di Archimede (in Atti dell’Accad. Dante Alighieri di Catania, a. XI-XII, vol. VIII, pp. 165-186, Catania, Zammataro, 1893).
  2. Svetonio, Cæs., cap. XXIX.
  3. Tra gli antichi vedi il Postill. del Cod. Caet., tra i moderni il Blanc, il Poletto ed il Casini.
  4. Vedi G. De Giovanni, Acta sincera Sanctæ Luciæ, Panormi, 1758; cfr. D. G. Lancia di Brolo, Storia della Chiesa in Sicilia, Palermo, Lao, 1880, vol. I, pp. 159-166. — Le opinioni sopra il significato allegorico di Lucia nella D. C. sono molte e disparate, basti il ricordare quelle del Lubin, del Bennassuti, del Pasquini, del Barbiani, del Grion, del Galanti, del Fornaciari, dell’Eroli e del Vannucchi.
  5. Dante lo ricorda pure come liberatore dell’Italia meridionale dai Saraceni,