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12 A. Mazzoleni

teniese Perillo col supplizio del toro di rame arroventato, da lui stesso inventato e costrutto:

«  .  .  .  il bue cicilian che mugghiò prima
     col pianto di colui (e ciò fu dritto)
     che l’avea temperato con sua lima,
mugghiava con la voce dell’afflitto,
     sì che, con tutto ch’ei fosse di rame,
     pure e’ pareva dal dolor trafitto»1;

come si vede, è la pena del taglione largamente e con vario criterio applicata nel sistema punitivo della D. C., sistema che fu tanto studiato e discusso ai dì nostri2.

Un altro esempio tradizionale di crudeltà Dante ce lo porge in

«  .  .  .  .  .  .  .  Dionisio fero
     che fe’ Cicilia aver dolorosi anni»,

callocandolo nel fiume di sangue bollente del settimo cerchio (Inf. XII, 107).

In costui devesi certo ravvisare Dionisio il vecchio, tiranno di Siracusa († 367 a. C.), la cui efferatezza, fatale non solo alla città di cui era signore, ma a tutta la Sicilia ed attestataci dagli storici antichi3, era divenuta ed ancora rimane proverbiale4.

È dubbio invece se l’Alighieri nella famosa invettiva del c. VI del Purg., v. 125, abbia voluto in Marcello alludere al celebre vincitore di Siracusa (211 a. C.), nobile tipo di cittadino e va-



  1. Inf. XXVII, 7 sgg.; cfr. Ovidio, Trist. III, 11, 41-54 e Ars amat., I, 955; cfr. E. Di Blasi, Storia del Regno di Sicilia, Palermo, 1859, vol. I, p. 85 sg.
  2. Fra le tante ricerche in argomento e del Tommaseo, e dell’Ortolan, e del Zoppi, e del Carrara, e del Franciosi, e del Tassis, e dello Scartazzini, e del Lessona, e del Graf, e del Bartoli, e dello Scherillo, e del Ferrieri, ricordo lo studio del mio compianto Prof. Pietro Merlo, Sulla euritmia delle colpe nell’Inf. dantesco (in vol. II de’ suoi Saggi glottol. e letterar., Milano, Hoepli, 1890).
  3. Vedasi Valerio Massimo, I. 1; IV. 7; IX. 17 e Cicerone, Tuscul. V, 21, 22; fra i moderni il De Blasi, Op, cit. I, 188 sgg. e le Lettere sulla Sicilia di D. Sestini (Firenze, Cambiagi, 1784).
  4. Il Blanc invece crede che qui probabilmente si accenni a Dionisio il giovine, e ancor più stranamente Brunone Bianchi all’uno e all’altro dei due Dionisii.