Pagina:La stipe tributata alle divinità delle Acque Apollinari.djvu/25

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è il primo nome romano del divoto, Attalo è il nome greco, Afrodisia ne è la patria, comunque forse per equivoco, o per dimenticanza del quadratario, sia posta nell’ultimo luogo. Il marmo nella prima riga ritiene la metà della Λ del nome Сεξτιλιος e non lascia quindi luogo se non al supplemento del ιος: così il mezzo O dell’Ατταλος lascia il luogo alla introduzione del C lunato e non ad altre lettere. La meschianza poi d’un nome latino con un nome greco parmi che abbastanza dichiari la stirpe libertina e non ingenua del divoto.

Non posso nell’Αφροδεισιευς riconoscere un uomo dedicatosi ad Afrodite, perchè universalmente trovo che questo s’intitolava Αφροδεισιος. Pertanto lo tengo per nome di patria, quantunque ignori quale sia delle Afrodisie, se quella di Tracia o non anzi quella di Caria o di Cilicia. Ignoro altresì il luogo, onde costui venne a cercar la salute in queste terme.

L’ΟΒΑС quando non ricorrasi alle relazioni del luogo, ove il cippo è stato ritrovato, si rimarrebbe un mistero. Non voglio farmi giudice della esattezza di questa espressione, sia essa propria e precisa, sia oscura o semibarbara come altri vorrebbe. Il certo è che in essa io veggo Sestilio, che rallegrasi seco stesso del reggersi che fa su proprj piedi, non sulle gruccie. Il quale rallegramento mi rappresenta lo stato di lui antecedente, che non sulle gambe proprie era qua venuto, ma sulle spalle altrui erasi fatto a queste terme trasportare.

Il Κατ’οναρ parmi che ci esprima la natura dell’uomo, in quanto ricevuto un solenne benefizio da una virtù che sembragli superiore alle comuni virtù naturali, sentesi tratto a professare quella gratitudine che alla divinità si conviene. E nel sogno meglio che in altro tempo ode quella voce, perchè la coscienza meglio che nello strepito e nel dissipamento delle ore della veglia, si fa sentire nella quiete e nella serenità della notte.

Maggiore è anche l’importanza di questo sasso rispetto al rivelare che fa il nome dell’iddio a cui il paganesimo attribuiva la virtù maravigliosa di queste acque. Egli è Apollo, e giusta è l’attribuzione, perchè in Apollo adorava il primo iddio della medicina e il padre di Esculapio. Nè potea questo nome venire più opportuno per riconoscere nelle terme di Vicarello quel titolo di Acque Apollinari, che none probabile al medesimo tempo convenire alle Acque di Cere, del Sasso, delle Allumiere, di Stigliano, mancandoci affatto i documenti per affermarlo. Le Acque Apollinari non in quattro luoghi diversi dell’Etruria, ma si trovan vicine alla Via Claudia, a trentaquattro miglia da Roma, ciò che a maraviglia si conviene a Vicarello. La differenza che v’è, sta nel luogo della mansione, la quale non potea certamente essere posta nel fondo di quel cratere, ma rimane molto più elevata ad occidente, dove metteva capo il diverticolo che alle Acque Apollinari conduceva.