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l'encausto 39

Egitto, appartenenti a mummie del primo secolo dell'era nostra, che figurarono all’ Esposizione di Parigi nel 18809, seppure interessanti pel senso di vita colto dall’artista in qualcuno di quei volti, non istruiscono gran fatto sul meccanismo di esecuzione ben lontano da quella perfezione che i grandi elogi fatti dagli scrittori alla scuola di Sicione e alle opere di Pausia e di Protogene, e il continuo invocare di quest'arte, farebbero supporre.

Talchè del metodo di dipingere detto ad encausto, rappresentato da così pochi e deboli esemplari, da indurre la maggior meraviglia che possano mai servire di base persuasiva degli entusiasmi sempre pronti a rinascere per la pittura a cera, nulla si saprebbe senza quanto ne scrissero Plinio e Vitruvio, e anche questo forse dimenticato senza l'attenzione richiamata su di esso da eruditi ed artisti della seconda metà del secolo XVIII, che ne resero il nome più comune di quanto effettivamente il processo sia praticabile e di uso nell'arte moderna.

I primi tentativi di dipingere a cera si iniziarono a Parigi. « Poche parole di Vitruvio e di Plinio, e queste oscure a’ dì nostri e dai critici variamente lette ed intese, erano la carta e la bussola da scoprire questo nuovo metodo », scrive il Lanzi.

Il Conte di Caylus si ritiene il promotore delle ricerche che dovevano appassionare per un secolo i dilettanti dell’arte ed un numero grandissimo di persone che misero a contributo quanto la filologia, la chimica e la pittura parevano suggerire e porgere di aiuto alla interpretazione delle troppo laconiche informazioni dei due romani scrittori. Le prove non potevano che riescire laboriose, ma infine i lavori di Caylus, Arduino, Bachellière, Cochin il giovine, Valter e Mayault, si concretarono in una memoria presentata dai tre primi e dall'Accademia delle iscrizioni rite-