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Pagina:La traviata.djvu/34

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Germont                                                     Che mai dite!
(Oh cielo!... è ver!) (la osserva)
Alfredo                                         La vedi, padre mio?
Germont Di più non lacerarmi...
Troppo rimorso l’alma mi divora...
Quasi fulmin m’atterra ogni suo detto...
Oh malcauto vegliardo!...
Ah tutto il mal ch’io feci ora sol vedo!
Violetta (frattanto avrà aperto a stento un ripostiglio della toilette e toltone un medaglione dice:)
Prendi, quest’è l’immagine
De’ miei passati giorni,
A rammentar ti torni
Colei che sì t’amò.
Se una pudica vergine
Degli anni suoi nel fiore
A te donasse il core...
Sposa ti sia,... io vo’
Le porgi questa effigie,
Dille che dono ell’è
Di chi nel ciel tra gli angeli
Prega per lei, per te.
Alfredo        No, non morrai, non dirmelo,
Dèi vivere, amor mio...
A strazio così orribile
Qui non mi trasse Iddio.
Sì presto, ah no, dividerti
Morte non può da me...
Ah vivi, o un solo feretro
M’accoglierà con te.
Germont        Cara, sublime vittima
D’un generoso amore,
Perdonami lo strazio
Recato al tuo bel core.
Germont,
Dottore,
Annina
        Finché avrà il ciglio lacrime
Io piangerò per te;
Vola a’ beati spiriti;
Iddio ti chiama a se.
Violetta        È strano!!... (alzandosi rianimata)
Tutti                             Che!
Violetta                                    Cessarono
Gli spasmi del dolore,
In me rinasce... m’anima