Pagina:La zecca di scio.djvu/25

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popolano Simone Vignoso1, che ricevette dal doge la bandiera di San Giorgio, cioè colla croce rossa in campo bianco, così chiamata perché era quella che mettevasi in mano al santo rappresentandolo a cavallo ed armato di tutto punto nell’atto di uccidere il drago, e che divenne lo stemma del comune.

L’ammiraglio recatosi colla sua squadra avanti a Monaco, talmente spaventò i fuorusciti non ancora preparati a sostenere l’attacco, che fuggirono a Marsiglia, onde esso ritornato a Genova ed avviatosi verso Napoli dando il guasto per istrada a Terracina e Traetto in odio del conte di Fondi, continuò il suo cammino per il Levante affine di proteggere quelle colonie contro i Munsulmani.

Giunto a Negroponte vi trovò 26 galere dei Veneziani e dei cavalieri gerosolomitani comandate da Umberto II delfino di Vienna, che gli offerse una grossa somma di danaro affinchè lo aiutasse ad impadronirsi di Scio; ma esso, vedendo quanto utile sarebbe venuto ai suoi dal possesso di quest’isola, rifiutata l’offerta, immantinente salpò verso di essa, dove giunse li 15 giugno del 1346.

Cinta subito d’assedio la città, dopo tre mesi l’ebbe a patti2, indi convenne per la cessione del castello col già citato Gioanni Cibo mediante 7,000 iperperi, vari privilegi e la cittadinanza di Genova, e così rimasto padrone di tutta l’isola, ne prese possesso a nome della sua patria inalberando sulla torre principale la bandiera della croce.

Sbarcato alcuni giorni dopo il Vignoso sulle coste dell’Asia minore, vi occupò Focea nuova indi si impadronì di Focea vecchia, cioè dell’antica3, già possedute dai suoi compatrioti e ricche per le miniere d’allume esistenti nelle loro montagne. Un fatto curioso è a notarsi nella convenzione che fece con questi abitanti li 20 settembre, ed è la clausola che vi vollero inserta,

  1. Liber jurium reipublicae genuensis, Tomus II, col. 558. Angustae Taurinorum 1857.
  2. Cantacuzeni liber tertius. Bonnae 1831, pag. 543.
  3. «Queste due città dagli scrittori italiani dei secoli XV e XVI sono chiamato Foglie vecchie e Foglie nuove, denominazione alterata dal dialetto genovese, nel quale le Focee dicevansi Fogge, e siccome così anche chiamavano le foglie degli alberi, detto nome italianizzarono in Foglie.»