Pagina:LadonnafiorentinaDel Lungo.djvu/36

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20 nei primi secoli del comune

somma non fare un passo. Ponete caso; anzi sentitene uno da autentico documento per man di notaro40: due donne si accapigliano l'una con l'altra, monna Fiore e monna Puccia; si battono di santa ragione; poi fanno la pace: ma per fare la pace, e perchè monna Fiore, la più gagliarda, sia liberata dalla condanna di lire 275 di piccioli inflittale dal Potestà, occorre prima, che un notaio dia loro il mundualdo, il quale poi dinanzi a un altro notaio autorizza e fa valida la loro pacificazione. Tale la condizion giuridica: le civili discordie poi, con gli esili, con le violenze, con gli odi mortali col vincolare gli affetti, col calcolare a stregua di parte i parentadi, distruggevano alla donna ciò che per essa è tutto, la vita domestica. Si pensa mai, quando si legge di quelle vendette premeditate per dieci, venti, trent'anni, trasmesse in sanguinoso legato da padre a figlio, le quali si sapeva, dall'una parte e dall'altra, pesar com'un debito che era forza non meno agli uni esigere che agli altri pagare, si pensa quante trepidazioni materne e coniugali, di figliuole, di sorelle^ di fidanzate, quante lacrime di tenere creature impotenti a rompere que' giuramenti di sangue, quanti sentimenti repressi, quante vite spezzate, coteste atroci storie si trassero seco? Alcune anime sensitive e ferventi, gittate in età ancor quasi di bambine in quel vortice, ne contraevano lo spavento d'ogni cosa del mondo, cominciando, triste a dirsi!, dalla famiglia. La Chiesa, consacrando con la canonizzazione il distacco di tali donne dalla vita esteriore, quali una Cerchi, una Falconieri (anche Piccardà nel Calendario fiorentino, come nel Paradiso dantesco, è, ma col nome di suor Costanza, tra i Beati)41, può dirsi abbia non solamente coronate virtù miti in età feroce42, ma retribuito dolori ineffabili. Umiliana de'Cerchi, sposa e madre a sedici anni, vedova d'un brulal