Pagina:LadonnafiorentinaDel Lungo.djvu/37

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nei primi secoli del comune 21

marito à venti, sfiduciata dell'avvenire de' suoi figliuoli in quella società di crudeli, torna alla casa paterna, e conforta la precoce vedovanza con la carità verso i poveri e i reietti: aborrente da nuove nozze che le si minacciano, spogliata con inganno della sua dote, le esce di bocca questo pietoso lamento: i^ «Com'io veggio, non è fede in terra, perocché il padre inganna e toglie alla figliuola. Abbiami dunque il mio padre quinci innanzi me non per figliuola, ma per fante e serva». E si rinchiude più in sé, facendo della casa sua monastero; si ritira nella torre del palagio, la quale è a lei oratorio, dice la leggenda, anzi quasi una carcere. L'umano, anche nelle sue più care e sacre attinenze, le si allontana vie- più sempre: «Al tempo dell'orazione, i vostri figliuoli vi sieno lupi, e la camera l'alpe di Montalpruno, dice ella a delle buone madri che si accusano di essere distratte dal pregare per la occupazione della masserizia e de' figliuoli»; ma essa medesima poi con lacrime chiede a Maria la vita della piccola Regale, sua figlia, un giorno che la poverina, dinanzi alle asprezze di quella penitenza, le cade a' piedi come morta: « Abbi misericordia di me, e rendimi questa mia figliuola». Presto la sua vita si va consumando. Sul capo suo, dalla torre del padre, imperversa la guerra civile; i mangani e ì trabocchi grandinano pietre; si appicca il fuoco alle case: per Umiliana tutto questo non è che il trionfo del diavolo, il quale viene a lei dicendo: «Leva su, figliuola, e vedi la città che tutta si consuma ed arde». A ventisett'anni, nel 1246, ella muore. Doveva passare ancor più d'un secolo, perchè Firenze e l'Italia ammirassero in una vergine senese gli affetti umani non spenti ma santificati dal fervore religioso; carit-ivarsi come fiaccola alle procelle del mondo ; l'amore