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22 nei primi secoli del comune

allearsi allo sdegno in ardimenti virili con femminile modestia; e Caterina rimanere nella memoria degli uomini, ha scritto un suo devoto che propugnò con Daniele Manin la libertà di Venezia, rimanere «donna di consolazione e di lagrime, fanciulla ed eroe, Clorinda ed Erminia dell’eterno poema d’Italia»41.

IV.

Se non che agli uomini del secolo XIV erano ormai antiche, e da non poter più rinnovarsi, quelle atroci battaglie che desolavano, da un momento all’altro, l’intera città; quelle proscrizioni che schiantavano dalla cittadinanza la metà dei cittadini; que’ ritorni di sbanditi, che alle porte della patria esiliatrice si presentavano col ferro in mano e col fuoco. A esiliare pur troppo si seguitò; la condanna del padre colpi i figliuoli anche nelle culle: ma la donna fu rispettata; potè la donna rimanere nelle case vedovate, e serbarle ai ritorni con dolorosa preghiera, nelle chiese della patria, dinanzi alle madonne di Giotto, invocati. Diamo invece un ultimo sguardo al secolo XIII, a questa forte età che nel grembo travaglioso conteneva pure i germi della civiltà moderna. Ripensiamo la prima cacciata di Guelfi nel 1249, che per estremo atto nella patria, celebrano, tutti armati, le esequie del loro portansegna messer Rustico Marignolli, lo depongono in San Lorenzo, poi essi e le lamiglie si partono e si disperdono pel Valdarno: i Ghibellini distruggono le case deserte («maledizione del disfare» che cominciò allora, dice la cronica)45,e d’una torre, che dal vecchio cimitero intorno a San Giovanni prendeva nome di Guardamorto, vogliono «con maggiore empiezza», parole sempre della cronica, vogliono far rovina addosso alla chiesa e balli-