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60 nei primi secoli del comune

43 Leggenda della beata Umiliana de' Cerchi; Firenze 1827; a pag. 23, 31, 94, 50.

44 N. Tommaseo, Lo spirito, il cuore, la parola di Caterina da Siena; premesso alle Lettere di lei (Firenze, Barbèra, 1860), a pag. CLXXXVI.

45 G. Villani, VI, XXXIII: Gino Capponi, Storia della Repubblica di Firenze; Firenze, Barbèra, 1875; I, 29-30.

46 G. Villani, VI, LXXIX.

47G. Villani, VI, LXII.

48 Il sepolcro in chiesa nella cappella di San Matteo. La pietra (con lo stemma, e figurazioni guelfe, e la scritta Sepulchrum filiorum de Marignolle. A. D. MCCLVIIII. Restauratum A. D. MCCCCCV), che serviva di dossale all' altare (RICHA, Chiese fiorentine, V, 73, 33-34), fu trasferita nel chiostro della Canonica, a man destra appena entrati, nel 1739 per cura degli Ubaldini novelli patroni della cappella. E cosi deve correggersi un accenno del CAPPONI, 1. c.

49 Inf. X, 92.

50 Dramma ritratto con veracità d'arte possente, in una lirica del Tommaseo: a pag. 371-377 delle Poesie, Firenze, Succ. Le Monnier, 1872 e 1902.

51 Vedi nel mio libro Dino Compagni e la sua Cronica, II, 519.

52 Vedi nel citato mio libro, II, 457-58.

52 Statuti fiorentini, III, CLXXIX: « Di non contraere parentado «co' conti Guidi e altri (conti Alberti, Ubertini, Pazzi di Valdarno, Ubaldini), e di pagare la gabella pe' contraenti matrimonio con alcuno Signore confinante col territorio fiorentino.... E coloro e' quali di tale matrimonio nascesseno, come bastardi a successione d'alcuno venire « non possano, ma da la successione s'intendano per essa ragione « schiusi, in quel modo ch'e' bastardi sono eschiusi.» Disposizioni che dai più antichi Statuti si veggono perdurare fino in quelli del 1115: ed erano spada sempre tagliente, sospesa sul capo delle famiglie ribelli; come ne danno pietoso esempio due gentildonne del primo Quattrocento: una Bardi negli Alberti, e una Alberti nei Corsini (vedi C. Carnesecchi, Madonna Caterina degli Alberti Corsini, Noti- sie inedite; nell'Archivio Storico Italiano, 1892, X, 116-122).

54 Dino Compagni, II, XXI; G. Villani, VIII, XXXV.

55 Dino Compagni, III, VII. >section end="55" />

56 Dino Compagni, I, XXII: « In tal sera, che è il rinnovamento « della primavera, le donne usano molto per le vicinanze i balli. » G. Villani, VII, cxxxII; VIII, xxxıx: « Ogni anno per calen di maggio, si faceano le brigate e compagnie di gentili giovani....; e simile di donne e pulcelle, ec. » G. Boccaccio, Vita di Dante, III: «Nel tempo « nel quale la dolcezza del cielo riveste de' suoi ornamenti la terra, e tutta per la varietà de' fiori mescolati tra le verdi frondi la fa ridente, era usanza nella nostra città e degli uomini e delle donne, nelle loro contrade ciascuno, e in distinte compagnie, festeggiare. »