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CAPO X.


Epimenide.


III. Venne in Atene la quarantesima sesta Olimpiade. — Sul conto di costai tutto è oscuro. Antichi autori, dice il Barthelemi, lo fanno venire in Atene sei cento anni prima dell’e. v. Platone cinque cento soltanto; ciò divise le opinioni dei moderni, e si disse alterato il testo di Platone, e due gli Epimenidi. Forse visse assai vecchio, e fece due viaggi in Atene; e forse Platone s’ingannò.

Purificò la città. — Non solo purificò Atene con cerimonie religiose, ma pei riti che v’introdusse si può considerare come uno dei legislatori di quella città, avendola preparata a ricevere le leggi di Solone. L’impostura, servendo a fini politici, non era oggetto per ancora di vile mercimonio.

Si sagrificasse ad un nume particolare. — τῷ προσήκοντι θεῷ: peculiari deo, Huebnero — propicio deo F. Ambrogio — proprio, Aldobrandino — Il porsi a giacere delle pecore a caso sembra togliere ogni relazione col nume cui si doveano sagrificare, e le are senza nome ce lo dicono abbastanza. Perchè nessun nume rimanesse senza culto si eressero altari anche agli dei ignoti.

Delitto cilonio. — Cilone occupò la rocca d’Atene. Gli Ateniesi, nemici d’ogni tirannide, ve lo assediarono e costrinsero a fuggire; ma i rimasti, riparatisi presso l’ara della veneranda dea, furono trucidati. — Vedi Tucidide e Plutarco.

Decretarono ad esso un talento. — Sei mila dramme; cinque milae quattrocento circa delle nostre lire — e il profeta non chiese per sè che un ramuscello dell’olivo con-