Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/128

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annotazioni 99

sacrato a Minerva, e per Cnosso sua patria l’amicizia degli Ateniesi!!

V. Scrisse la generazione dei Cureti ec. — Di queste sue opere non rimane che qualche verso citato dagli antichi, e il dubbio che appartengano ad altri Epimenidi. — Anche Pausania chiama ἔπη le poesie di Epimenide cioè versi eroici, ma il Siebelis crede che ἔπη siano piuttosto formole in versi per le purgazioni, e cita Strabone, il quale dice aver fatto Epimenide τοὺς καθαρμοὺς διὰ τῶν ἐπῶν.

CAPO XI.


Ferecide.


I. Da Siro. — Isola oggi della Sira, una delle Cicladi. Poiusinet de Sivry afferma, ma con poco fondamento, essere Ferecide una cosa stessa con Cadmo. Lo sì fa autore della metempsicosi e della perpetuità degli animi.

V. Gli dei chiamano tuoron la mensa. — Alludesi ad una lingua particolare ai numi, della quale si tocca in Omero, in Platone ed in altri.

VI. Serbasi nell’isola di Siro anche il quadrante — di cui si tenne inventore Ferecide. L’istrumento con cui questo filosofo faceva le sue osservazioni, crede il Bailly che fosse un gnomone. Se non che un passo di Omero assegnerebbe al quadrante di Siro una data più antica.

VIII. Nacque nella cinquantanovesima Olimpiade. — Anni 600 prima dell’e. v.

Scrisse quest’epistola. — Apocrifa la dimostrò il Salmasio nelle sue note al Solino.

E questi sono coloro che si appellano sapienti. — Piacemi a proposito dei sapienti di soggiugnere alcune parole di Ritter: „Ora non avvi persona, la quale sapendo far di-