Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/22

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4 proemio.

in essa tenesse ciascuno. E dicono, i Ginnosofisti ed i Druidi enimmaticamente aver filosofato per sentenze; adorare gli Iddii; non far nulla di male; mostrar coraggio: e perciò stesso Clitarco nel dodicesimo libro afferma i Ginnosofisti dispregiare la morte.

VI. I Caldei essere dediti all’astronomia ed ai vaticinii. I Magi occuparsi del culto dei Numi, dei sagrifici, delle preci; quasi non fossero che e’ soli gli ascoltati; dichiararsi intorno l’essenza e generazione degli Iddii, e per tali avere il fuoco, la terra e l’acqua; condannare i simulacri, e massime coloro, i quali dicono gli Dei essere maschi e femmine; tenere discorsi sulla giustizia, e stimare un’empietà il seppellire col fuoco; reputar lecito il mescolarsi colla madre e colla figlia, siccome scrive Sozione nel ventesimo terzo libro; esercitare la divinazione e la predizione, affermando ad essi comparire gli Dei; e l’aere essere pieno di spettri, i quali siccome vapori che s’innalzano feriscono gli occhi di chi acutamente vede; interdire l’uso degli ornamenti e dell’oro; bianche le costoro vesti, letto la via, cibo camangiari e poco pane, e per bastone una canna, sulla quale, dicesi, infilzano il formaggio onde avvicinarselo e mangiarlo. Che ignota ad essi fosse la divinazione per via d’incantesimi, si assevera da Aristotele nel Magico e da Dinone nel quinto delle Istorie. Il quale dice