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208 | annotazioni. |
filosofia eleatica, che lo conducevano ad investigazioni sottili, e contenziose.
II. Uno essere il buono. — „Il carattere della dottrina megarica, per quanto si può dedurre da tradizioni manchevoli, si riepiloga in questo, che alle opinioni eleatiche si aggiugne la coscienza socratica del bene morale e delle leggi del pensiero scientifico. Gli antichi unanimi riferivano la dottrina de’ megarici agli eleali; il perchè sono tenuti, non ammettere che un ente solo, immutabile, che non può essere conosciuto dai sensi, ma soltanto dalla ragione. Euclide, fedele alla direzione morale di Socrate, chiamava questo ente unico il buono ecc., nessun’altra cosa esiste che lui; di modo che pare aver fatto consistere il segno della vera morale, come quello della vera esistenza, nella sua unità e nella sua identità costante. Ciò che presenta al primo aspetto un riflesso di questa massima di Socrate, che la vera virtù non può essere un perfezionamento parziale dello spirito umano, ma ch’ella costituisce l’essenza reale dell’uomo ragionevole, ed anche di tutto l’universo. Pel solo fatto però, ch’Euclide riconosceva, che l’uno porta ciò nulla meno diversi nomi, pare ch’egli abbia tentato di spiegare come il vero, tuttavia restando uno, può presentare l’apparenza del molteplice. — Faceva come i suoi discepoli, servire le dottrine logiche alla negazione — combatteva le prove non per le premesse ma per le conclusioni, quindi in una maniera indiretta — e rigettò anche i paragoni. Si potrebbe presumere che questa maniera negatìva e indiretta avesse generalmente per iscopo di far riguardare ogni cognizione mediata come nulla in sè stessa.
IV. Eubulide milesio del quale ecc. — La maggior parte dei sofismi della scuola megarica sono attribuiti a costui. Tra i ragionamenti capziosi di cui furono inventori i sofisti, sono certamente anche questi di Eubulide, che neppure fu primo