Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/244

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annotazioni. 211

delle idee, del pari che la riduzione di un’idea inferiore a un’idea superiore. — Quindi combatterà le idee di Platone, allegando, come pare, contro di esse due cose: primo, che le idee, come le intende Platone, non significano nulla, perchè non indicano niente di particolare, nè una cosa, nè un’altra, poichè non erano suscettive di alcuna applicazione al mondo sensibile, perchè doveano significare qualche cosa di eterno.“ Illustrato così il passo di Laerzio, osserra Ritter, non essere strano che l’attacco provenga da un Megarico e sia evidentemente diretto contro le dottrine in generale che ammettono una moltiplicità. — Nel negare la realtà delle idee generali ecc. pose Stilpone la base di una disputa che regnò sino a nostri giorni, e fece sorgere nel medio evo le due sette dei Nominalisti e dei Realisti.

IX. Zenone suo uditore. — Costui, se pure fu discepolo di Stilpone, travaso nel portico le speculazioni logiche e la severità delle dottrine morali de’ Megarici. — „La scuola di Megara, dice Ritter, si spense dunque, allorchè il suo carattere negativo fu fecondato dalle ricche idee della scuola stoica.“

X. Si partì bevendo. — Hunc, Stilpone, scrivono i suoi famigliari, et ebriosum et mulierosum fuisse, ma soltanto per la sua prava natura, ch’ei seppe domar tanto, da non aver mai dato un segno nè di vinolenza nè di libidine. Or come si raffrontano e questa ciceroniana affermazione e il convivere colla Nicarete e il partire beendo del nostro Diogene?

CAPO XIII.


Simone.


I. Quoiaio.[testo greco], propriamente taglia-quojo; ma anche calzolajo, ciabattino ecc. — S. Giovanni Crisostomo chia-