Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/246

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annotazioni. 213

damentale della dottrina eretrica, era, come quello della scuola megarica l’unità del bene.

IV. Ogni occasione essere concernente per ascoltare i filosofi. — O il [testo greco] si tramuti col Kuehnio in [testo greco], libertate loquendi; o vi s’aggiunga con Is. Casaubono l’[testo greco], e [testo greco], significhi, secondo M. Casaubono, promiscuamente sagrificio e convito, come tra noi solennità e mangiata, chiarissimo parendo il senso, sarebbe soverchio aggiugnere altre parole a quelle dei citati eruditi.

X. Dava frequenti banchetti ecc. — Spiace ad un erudito questo banchettare a rimedio dell’aere malsano; ad un altro non pare cattiva ricetta. Tra le varie lezioni, e le proposte correzioni ho creduto di seguire la volgata.

XII. Dunque il bene non è l’utile. — Menedemo non permetteva che si confondesse il bene coll’utile, e volle stabilire l’unità del primo, affermando non esservi nè moltiplicità, nè diversità di virtù, ma soltanto diversità di denominazione. „Cercava, dice Ritter, al modo de’ socratici l’unità della virtù e del bene nel convincimento razionale che dà la conoseenza del vero; volendo con questo far intendere soltanto, che basta avere una giusta e profonda conoscenza del bene per agire convenevolmente, e che non v’ha differenza di sorta tra il buono e il vero. Secondo quest’opinione, egli avrebbe cercato, come i megarici, tutto il vero nel bene unico e assoluto.“

Toglieva di mezzo le proposizioni negative ecc. — „Anche la sua dialettica negativa rassomiglia a quella de’ megarici. Rigettava per conseguenza le proposizioni negative e le proposizioni composte, non ammettendo che quelle che sono affermative e semplici. — Per la ragione forse che non tì ha di vero possibile che ciò che può essere affermato, e che ogni possibile, secondo anche la dottrina di Diodoro, è necessario — e non voleva poi nè meno, con-