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platone. | 231 |
Donne, filarmi lagrime le Parche,
Te, di bell’opre di vittoria ornato
Dione, ergeano a speme ampia gli dei.
Tu, collocato in ricca patria, a’ tuoi
Cittadin venerabile, o Dione,
Fai d’amore impanar l’anima mia.
È fama cbe questo fosse anche l’epigrafe del suo sepolcro in Siracusa. — Dicono parimente, come prima si raccontò, che essendo innamorato e di Alesside e di Fedro, di essi così scrivesse:
Or nulla è Alessi; ma s’io dico solo
Ch’ei bello panni, ognuno a lui si volge!
Perchè, mio core, ossa tu mostri a’ cani?
Lasciarle ad essi tu dovrai da sezzo,
Non abbiamo così perduto Fedro?
E che amasse Archeanassa, per la quale cantasse così:
L’amica Archeanassa colofonia
Posseggo, nelle cui rughe s’asside
Amor pungente. Oh sventurati a cui
La costei giovinetta apparve al primo
Suo spuntare; per quale incendio andaste!
Ed anche per Agatona:
Io baciando Agatona avea sui labbri
L’anima; chè, meschina,
Come per trapassarli essa venia.
E un altro:
Ti getto un pomo; se di grado m’ami,
Li accogli, e dammi il verginel tuo fiore.