Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/270

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platone. 235

ceva non essere mai conveniente bere sino all’ubriachezza, fuorchè nelle feste del nume dator del vino. — E dispiacevagli anche il troppo dormire, al qual proposito dice nelle Leggi: Chi dorme non è buono da nulla. — E la verità essere la più piacevole delle cose che si ascoltano.— Secondo altri, il dire la verità. — Intorno poi alla verità così si esprimeva nelle Leggi: La verità, o ospite, è certamente bella e durevole, nondimeno però non sembra facile a persuadere.

XXVII. Stimava in oltre che fosse conveniente lasciare memoria di sè, o tra gli amici o ne’ libri.

XXVIII. Mutava luoghi; e ciò di frequente secondo narrano alcuni.

XXIX. E morì nel prefato modo, come racconta anche Favorino nel terzo dei Commentarj, il decimo terzo anno del regno di Filippo, dal quale, al dire di Teopompo, ebbe dei rimprocci. Afferma Mironiano nel libro Delle cose simili, ricordare Filone il proverbio dei pidocchi di Platone come se di quelli e’ fosse morto.

XXX. Fu sepolto nell’Accademia, dove tanto tempo stette filosofando, e donde accademica si denominò la setta che da lui provenne, e fu accompagnato da tutto il popolo ivi concorso. — Così aveva testato:

„Queste cose lascia Platone e lega: li podere negli Efestiadi, al quale da tramontana è presso la via che mette al sacrato de’ Cefìsiadi, da mezzodì l’ Eracleio, negli Efestiadi, da mattina Archestrato frearrio, da sera Filippo collidese; e non possa alcuno nè venderlo nè permutarlo, ma sia, in ogni miglior modo, del fanciullo di Adimante; e il podere, ne-