Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/34

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14 capo primo.

maco il fa ritrovatore dell’Orsa minore dicendo ne’ suoi giambi:

     È fama che del carro i picciol astri
     Notasse, che a’ nocchier fenici è scorta.)

È opinione di altri che due soli trattati e’ scrivesse, sopra i solstizii e gli equinozii, stimando tutto il resto esser facile a comprendersi. Credono alcuni ch’ei fosse il primo ad occuparsi di astrologia e predicesse gli eclissi del sole ed i solstizii, siccome afferma Eudemo nella sua storia dell’Astrologia; ond’è che ne lo ammirarono e Xenofane ed Erodoto; e ne fecero testimonianza Eraclito e Democrito.

III. V’ha chi dice, primo aver egli chiamate immortali le anime; e fra questi è il poeta Cherilo; primo aver egli ritrovato il corso del sole da solstizio a solstizio; e la grandezza del sole dimostrata settecento venti volte maggiore della lunare, come altri dice; primo aver dato il nome di trentesimo all’ultimo del mese; primo, secondo alcuni, aver discorso sulla natura. Aristotele ed Ippia dicono ch’egli concedesse un’anima anche alle cose inanimate conghietturando dalla pietra magnetica e dall’ambra. Apprese geometria dagli Egizii, al riferire di Panfila; primo descrisse in un cerchio il triangolo rettangolo, e fece il sagrificio di un bue. Altri ciò raccontano di Pitagora, e di questi è Apollodoro l’aritmetico. Egli accrebbe d’assai le scoperte, che Callimaco, ne’ suoi giambi, attribuisce al frigio Euforbo, cioè i triangoli scaleni e tutto che spetta alla teorica delle linee. Sembra che nella politica fosse ottimo consigliatore,