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316 capo v

VI. Raccontasi pure ch’egli abbia scritti poemi, e in patria, nel sacrato di Minerva, suggellali, li abbia deposti. — Così il poeta Teetete parla di lui:

     Piacque a mortali e più alle Muse piacque
       Crantore, nè vecchiezza ebbe in cospetto.
       O terra, e tu accorrai l’uom sacro estinto
       Ond’ivi, in pace, lietamente ei vìva.

Crantore ammirava sopra tutti Omero ed Euripide, dicendo esser difficile scrivere con proprietà tragicamente insieme e compassionevolmente. E recava quel verso del Bellerofonte:

     Ohimè! — Ma quale ohimè? — Cose mortali
     Abbiam patito.

Corre anche voce, che il poeta Antagora, riferisse, siccome composti da Crantore, questi versi sopra Amore:

     Dubbia e l’alma se te, preclara stirpe
       Amor, te dica, o primo degli eterni
       Numi, e di quanti generaron figli
       Sotto l’ampio Oceano in cupi gorghi
       L’Erebo, fin tempo, e la regina Notte;
       O te della sagace Citerea
       Figlio; o te della Terra; o te dei Venti.
       Tu istabil rechi all’uomo i beni e i mali,
       E il tuo corpo è di duplice natura.

E fu anche abilissimo nell’inventar nomi; quindi disse di un tragico, che avea la voce non digrossata e piena