Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/36

Da Wikisource.
16 capo primo.

fuori un tripode, v’ebbe contesa, finchè i Miiesii spedirono a Delfo, e il Dio rispose così:

     Chiedi a Febo del tripode, o milesia
     Prole? Il tripode a quello
     Che primo è a tutti in sapienza , addico.


E però si diede a Talete; da questo ad altro, e da altro ad altro, fino a Solone, il quale disse primo in sapienza essere il Dio, e lo mandò a Delfo. Ma Callimaco ne’ suoi giambi racconta la cosa in altro modo, e come la prese da Leandro milesio. Che un certo Baticle arcade lasciò una guastada ingiugnendo che fosse data al primo dei sapienti; che data a Talete, e ita in giro, tornò di nuovo a Talete, il quale la mandò ad Apollo Didimeo, così dicendo secondo Callimaco:

     Me, cui Talete di virtude in premio
     Ebbe due volte, sacra
     Al reggilor del popolo Nileo.


Che così sta in prosa: Talete di Esamio, milesio, consacra ad Apollo Didimeo il premio della virtù ch’ebbe due volte dai Greci. Quello poi che portò in giro la guastada era figlio di Baticle e chiamavasi Tirione, siccome racconta Eieusi nel libro intorno ad Achille, ed Alessandro mindio nel nono delle Favole. Ma Eudosso gnidio, ed Evante milesio dicono, un amico di Creso aver avuto dal re una tazza d’oro, perchè la desse al più sapiente dei Greci, e che data a Talete pervenisse a Chilone, il quale interrogata la Pitia, chi di lui fosse più sapiente, ne avesse in risposta, che