Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/40

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20 capo primo.

se prima fosse stata la notte o il giorno: La notte, rispose, un dì prima — Alcuno gli chiese: se ignoto agli Dei fosse l’uomo quando commette peccato? Nè quando lo pensa, rispose — Un adultero lo interrogò, se potea giurare di non aver commesso adulterio; Non è lo spergiuro, disse, peggiore dell’adulterio? — Interrogato, che cosa fosse difficile? disse: Conoscere sè stesso — Che facile? Consigliare gli altri — Che soavissima? Conseguire — Che Dio? Quello che non ha nè principio, nè fine — Che cosa fosse difficile a vedersi? Un tiranno vecchio, disse — Come uom potesse la sventura comportar di leggieri? Se vegga il nemico in peggior condizione di sè — Come meglio e giustissimamente vivere? Se ciò che riprendiamo negli altri, per noi non si faccia — Chi fosse felice? Colui che ha sano il corpo, la fortuna seconda; ben istrutto lo spirito — Diceva, doversi ricordare degli amici presenti e lontaniNon azzimarsi, ma esser bello regolare i costumiNon arricchire, diceva, malvagiamente, nè le suggestioni ti muovano contro quelli cui commettesti la tua fedeQue’ soccorsi, disse, che avrai recato a’ genitori aspettali anche tu stesso dai figli — Diceva crescere il Nilo, quando le etesie che gli sono contrarie ne respingono le correnti.

X. Scrive Apollodoro nelle Croniche che Talete era nato il prim’anno della trentesima quinta olimpiade, morto d’anni settantotto, o, come dice Sosicrate, di novanta, perchè era morto nella cinquantesima ottava olimpiade. Visse a tempi di Creso, cui promise di far passare l’Ali senza ponte, deviandone il corso.