Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/41

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talete. 21

XI. Vi furono, come racconta Demetrio magnesio negli Omonimi, altri cinque Taleti. Il primo, retore calanziano, pessimo imitatore; il secondo, da Sicione, dipintore valoroso; il terzo, antico assai, contemporaneo di Esiodo, di Omero e di Licurgo; il quarto, del quale fa menzione Duri nel suo Trattato della Pittura; il quinto più moderno, senza nome, del quale fa menzione Dionisio nei Critici.

XII. Morì Talete il sapiente dal caldo, dalla sete e dal languore, mentre già vecchio contemplava un ginnico certame. Quest’iscrizione fu posta sul suo monumento:

     Il monumento breve e l’alta fama
     Ecco del prudentissimo Talete.


Avvi pure sopra di lui, nel primo libro degli Epigrammi, o Pammetro, questo nostro epigramma:

     Dallo stadio rapisci, o Giove Eleo,
     Talete il saggio , che il veduto torna
     Ginnico agone a contemplar. Sia lode
     A te che presso tel locasti; il vecchio
     Più mirar non potea gli astri da terra.

XIII. È suo il motto: conosci te stesso, che Autistene nelle Successioni dice essere di Femonoe ed averselo appropriato Chitone.

XIV. Intorno ai sette sapienti — poichè stimo opportuno farne qui menzione in generale — girano siffatti discorsi. Damone cireneo che scrisse dei filosofi, tutti gli accusa e più i sette. Tutti Anassimene li