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Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/433

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capo iv, licone 393

riga storta una figura diritta, o il volto in un’acqua agitata, o in uno specchio rovescio. — E che molti aspirano alla corona forense, all’olimpica o pochi, o nessuno.

II. Spesso dando molti consigli agli Ateniesi, fu ad essi utile in cose d’importanza.

III. Anche nel vestire era pulitissimo sino ad usare abiti, secondo Favorino, di una insuperabile mollezza. Ed era esercitatissimo nella ginnastica, ben fatto di corpo, e in tutta la persona mostrava dell’atletico, avendo, al dire di Antigono caristio, le orecchie ammaccate e il corpo unto. Ed è per questo che si racconta aver egli in patria e lottato nelle feste iliache, e giuocato alla palla.

IV. Sopra ogni altro era caro ad Eumene e, ad Attalo, i quali lo fornivano di moltissime cose. Tentò di averlo anche Antigono, ma non vi riuscì. E fu avverso a Geronimo il peripatetico per modo ch’egli era il solo nel giorno anniversario, a non recarsi da lui, di che abbiamo tenuto discorso nella vita di Arcesilao.

V. Fu a capo della scuola quattro anni oltre i quaranta, avendolo Stratone lasciato erede nel suo testamento, la cenvensettesima Olimpiade.

VI. Ciò non pertanto egli udì anche il dialettico Pantedo.

VII. Morì di settanta quattro anni, travagliato da malattia podagrosa. Ed è nostro sopra di lui:

     Non io, per Giove, lascerò da un canto
        Licone, che moria per duolo a’ piedi.
        Piuttosto meravigliomi di questo.
        Che andando ei pria cogli altrui piè, la lunga
        Via d’Averno abbia corso in una notte.