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Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/114

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98 capo primo

o più cose nel discorso e al senso proprio e secondo l’uso stesso, di modo che parecchie se ne possono accogliere in una medesima dizione, come: La suonatrice di flauto è caduta; poichè si esprime con questa, ora: Il palazzo tre volte ([testo greco]) è caduto: ora: La suonatrice di flauto ([testo greco]) è caduta.

XLV. La dialettica, al dire di Posidonio , è la scienza delle cose vere, delle cose false, e di quelle che non sono nè l’uno, nè l’altro. Secondo Crisippo ha per iscopo i segni significativi e le cose significate. Questo pertanto si dice degli Stoici circa la teorica della voce.

XLVI. Nel luogo spettante a’ fatti e alle cose che hanno significazione, collocano essi ciò che risguarda le espressioni, il perfetto in sè, gli assiomi, i sillogismi, e ciò che riguarda l’imperfetto, i predicamene, diritti e supini.

XLVII. Affermano esprimibile ciò che sussiste per razional fantasia, e delle cose esprimibili, alcune tengono essere perfette, altre imperfette. Imperfette sono quelle che non hanno compita l’espressione, come scrive; poichè chiediamo ancora chi? Perfette quelle che hanno compita l’espressione, come Socrate scrive. Quindi nelle imperfette si collocano i predicati, nelle perfette gli assiomi e i sillogismi e le interrogazioni e le quistioni. Il predicato è ciò che si enuncia di alcun che, od una cosa che consta di una o di più, come dice Apollodoro, ossia un’espressione imperfetta costruita in caso retto per la formazione di un assioma.

Dei predicati alcuni sono accidenti..... come il na-