Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/141

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zenone. 125

sono teorico, pratico e razionale, tengono preferibile il terzo; poichè l’animal ragionevole è di natura proprio alla speculazione ed alla pratica. Affermano potere il saggio torsi ragionevolmente la vita di per sè stesso e a pro della patria e degli amici, ed anche se trovisi ne’ più duri spasimi, o privo di alcun membro, o preso da mali incurabili. Vogliono che le donne, presso i filosofi, debbano essere in comune, di modo che il primo arrivato usi di quella in che s’abbatte, siccome dice Zenone, nella Repubblica, e Crisippo, nel libro Sulla Repubblica, ed eziandio Diogene il cinico e Platone. E noi ameremo egualmente tutti i fanciulli al modo dei genitori, e sarà tolta di mezzo la gelosia per l’adulterio. Ottima la repubblica mista di democrazia, monarchia e aristocrazia. — Tali cose pertanto asseverano ne’ loro dommi morali, e molte di esse con dimostrazioni convenienti. Queste furono da noi, quasi per capi, prese spartitamente e a maniera elementare.

LXVII. Dividono il discorso fisico nel luogo dei corpi, dei principi, degli elementi, degli dei, dei fini, del luogo, del vuoto. Così per ispecie. Per generi poi in tre luoghi, quello del mondo, quello degli elementi e terzo quello delle cagioni. Il luogo del mondo dicono essere diviso in due parti. Una considerazione di esso farsi in comune co’ matematici, colla quale si disputa sulle stelle fisse ed erranti, per esempio, se il sole è così grande come appare, e del pari se la luna, e intorno a loro giri, ed a ricerche simili a queste. L’altra considerazione di esso quella essere che spetta a’ soli fisici, colla quale s’indaga e la sostanza sua, se generato o