Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/190

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annotazioni 173

siderarsi sommessa a questa legge. — È incerto se qui si tratti di natura universale od individuale dell’uomo. La prima non potevasi escludere se la teorica generale della morale si faceva derivare da Giove e dalla natura universale. Il perchè Cleante pretende doversi seguire solo la natura universale e non la particolare: Crisippo intendeva non solo l’universale, ma l’umana.“ — Ritter.

LIV. La virtù una perfezione in comune a tutto. — „Gli Stoici chiamavano virtù, in senso lato, ogni specie di perfezione; ed è per questo rispetto che la salute e la forza sono nel novero delle virtù. Pure questa sorta di virtù, posseder la possono anco i malvagi. Ma la vera virtù, o morale, consiste in una forza dell’anima, che ha il suo principio, nella ragione, e in un modo di condursi invariabile, che non patisce nè più nè meno, e pel quale l’anima in tutto il corso della vita è d’ accordo con sè stessa. E siccome questa direzione ha il suo principio nella conoscenza razionale, così essi appellano scienze anche le virtù, e virtù teoretica la virtù morale, per opposizione alla virtù fisica, che è senza intelligenza.“ — Ritter.

LIX. Onesto... perchè accoglie tutti i numeri richiesti dalla natura. — Gli Stoici mettevano dei numeri della virtù e M. Aurelio dice: Ogni dovere è composto di un certo numero. — V, 26.

LX. Poichè non sono beni, ma cose indifferenti. — [testo greco]. Passo monco per certo, ma ottimamente corretto dall’Ermanno così [testo greco].

LXI. Delle indifferenti alcune preferite, altre rejette. — [testo greco], è tutto ciò che in generale ha un valor qualunque. Il preferibile non s’accosta che fino ad un certo punto del buono. Questa differenza tra il buono ed il preferibile