Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/217

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198 capo primo

terra immobile e malsana, e tutto ch’è in essa mortale; ma l’altissima sempre in moto, e pura e sana; e il sole e la luna e le altre stelle essere iddii, poichè in essi predomina il calore, il quale è cagione di vita: e la luna risplendere pel sole; ed esistere affinità tra gli uomini e gli dei, per essere l’uomo partecipe del calore; e però dio providente verso di noi; e il destino essere cagione del governo e dell’universo e delle singule parti; i raggi che provengono dal sole penetrare a traverso l’etere freddo e denso. Chiamano l’aria etere freddo, e il mare e l’umidità etere denso. E que’ raggi immergersi ne’ profondi, e perciò vivificare ogni cosa; e vivere quante cose partecipano del calore, onde anche le piante essere animali; per altro tutte non avere un’anima; ed essere l’anima una parte staccata dall’etere caldo e freddo, perchè compartecipe dell’etere freddo; e differire l’anima dalla vita; e quella essere immortale, avvegnachè ciò da cui fu staccata è immortale; e gli animali generarsi gli uni dagli altri da semi; ma inabile a sussistere ciò che dalla terra si genera; essere il seme stilla cadente dal cervello, avente in sè un vapor caldo; e, portata questa nella matrice, essere dal cervello prodotto l’icore, l’acqua e il sangue, dei quali consistono e carni, e nervi, e ossa, e peli, e tutto il corpo; e dal vapore l’anima e i sensi. Formarsi il primo rappigliamento in quaranta giorni, e, secondo le ragioni armoniche, in sette o nove o dieci mesi al più compito, essere partorito l’infante; ed avere in sè tutti i principii della vita, i quali contiene uniti insieme secondo le ragioni armoniche, ciascuno a’ tempi stabiliti sviluppandosi successivamente. I