Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/238

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empedocle 219

ritornò più; il perchè non è chiara la sua morte. Eraclide per altro, nominatamente nel quarto, niega ciò, scrivendo nè Pisianatte essere siracusano, nè avervi campo in Agrigento; e correre questo racconto, che Pausania, sendo ricco, avea fatto il monumento dell’amico, sia statuetta o sacello, come ad un dio. „In qual maniera dunque, e’ dice, si slanciò ne’ crateri, dei quali, sebben fosse vicino, nè una volta ebbe a far menzione? Quindi egli morì nel Peloponneso. E nessuna meraviglia che non si veda il suo sepolcro, siccome non si vede di molti altri.“ Alcuna di sì fatte cose dice Timeo soggiugnendo: „Ma Eraclide è continuamente un tal paradossista, da raccontare eziandio che un uomo sia caduto dalla luna.“ — Scrive Ippoboto che una statua coperta di Empedocle fu da prima posta io Agrigento, e dopo, presso la curia romana, scoperta, senza alcun dubbio trasportata colà da’ Romani. Anche adesso ne va attorno taluna dipinta. — Neante cizico, quello che scrisse de’ Pitagorici, racconta, che, morto Metone, il principio tirannico ripullulò; che quindi Empedocle persuase gli Agrigentini di cessare le sette e di prati- care l’eguaglianza politica; e che di più, molte tra le cittadine mancanti di dote dotò egli della ricchezza che si trovò avere. Il perchè, siccome narra Favorino, nel primo Dei commentarj, e vestiva porpora e sopravi una cinta d’oro; e portava anche calzari di rame e corona delfica; e la sua chioma era ampia, e lo accompagnavano ragazzi; ed avea sempre ad un modo l’aspetto fosco. Così incedeva, facendosi i cittadini ad incontrarlo, e ciò avendo in pregio come una specie di mostra