Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/259

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secondo essi, la sorgente e la radice della natura eternamente abile. Potevano comprendere, per la gran tetrade, la somma dei primi quattro numeri, per conseguenza il dieci, o la somma dei quattro primi numeri pari, e dei quattro primi numeri dispari, per conseguenza il numero trentasei. Finalmente chiamavano anche la triade il numero di tutto, perchè avvi un principio, un mezzo ed un fine. È indubitabile per altro che questi simboli tutti esprimono una sola e stessa cosa, cioè che un’unità, che contiene nello stesso tempo la moltiplicità, è il principio di tutte le cose; ed è questa unità che è rappresentata dall’uno primo, dalla decade, dalla tetrade o dalla triade. Ora, nella natura o nell’essenza del numero, o nel primitivo, sono contenuti tutti gli altri numeri, e per conseguenza anche gli elementi dei numeri, del pari che gli elementi del mondo e di tutta la natura ec. ec. — L’essenziale della teoria pitagorica è fondato in questo, che tutto, nel mondo, è derivato da rapporti matematici, e che i rapporti di spazio e que’ di tempo si spiegano mutuamente per mezzo di rapporti numerici. Tutto deriva dall’uno primitivo, sviluppandosi in un gran numero di unità; tutto deriva anche dalla moltiplicità di questa unità o dai numeri. Ora, supponendosi qui che, per la composizione delle unità, nascano differenti rapporti, secondo le differenze degli intervalli, pare che i Pitagorici a questo abbiano ridotta ogni differenza, in conformità alla loro teorica musicale; non potendo trovare alcuna differenza nella unità o punti. E perchè questa dottrina non potea restare soltanto speculativa, si dovette indicare la differenza dei rapporti nel mondo. Riflettendo per altro alla difficoltà di stabilire simile differenza, non dovremo meravigliarci osservando ricorrere i Pitagorici ad ipotesi arbitrarie. Si può anche dare per ragione di quest’ipotesi un pensiero generale, in-