Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1845, II.djvu/27

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diogene. 15

VI. Racconta lo stesso ch’egli invecchiò in casa di Seniade, e che essendovi morto, fu sepolto dai figli del medesimo. Su di che, richiesto da Seniade come voleva essere seppellito, rispose: Colla faccia in giù; e l’altro interrogandolo del perchè? Perchè, soggiunse, le cose di sotto devono rivolgersi all’insù. E questo perchè già cominciavano a prevalere i Macedoni, o da umili a farsi grandi. — Un tale introducendolo in una casa magnifica e proibendogli sputare, da poi che s’era spurgato, gli sputò in faccia dicendo, che non avea trovato luogo peggiore per farlo. — Altri racconta ciò di Aristippo. — Gridando una volta: Ohè uomini! e essendone accorsi molti, li toccò col bastone dicendo: Uomini ho io chiamati, non sudiciumi; come dice Ecatone nel primo delle Crie. — È fama che Alessandro dicesse, che se non fosse nato Alessandro, avrebbe voluto essere Diogene. — Affermava difettosi ([testo greco]) non i sordi ed i ciechi, ma e coloro che non avevano bisaccia ([testo greco]). — Entrato una volta, al riferire di Metrocle nelle Crie, col capo mezzo raso in un banchetto di giovani, toccò delle busse; dopo scritti i nomi di coloro che lo avevano percosso, sovra una tavoletta bianca, andava attorno con quella attaccata, di modo che, facendoli riconoscere e biasimare, li coprì d’infamia. — Diceva ch’egli era bensì uno tra i cani lodati, ma che nessuno dei lodatori osava andare a caccia in sua compagnia. — Ad uno che affermava: Io ne’ giuochi pitici vinco uomini, rispose: Io sì certo uomini, ma tu schiavi. — A taluno che gli diceva: sei vecchio; riposati ormai: E che, rispose, se corressi il Dolicon, dovrei sul fine allentare e non piuttosto far for-